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Ticket licenziamento 2023: cos’è, come si calcola e importo

Il 20 Aprile 2023 da Cristina - 6 minuti di lettura

Ticket licenziamento 2023

Quando un lavoratore viene licenziato e ha diritto all’indennità di disoccupazione NASpI, il datore di lavoro ha l’obbligo di versare uno specifico contributo. Si tratta del “ticket di licenziamento”, una somma di denaro che l’azienda è tenuta a pagare all’INPS in seguito alla cessazione di un rapporto di lavoro. Il Mio Bonus ti spiega in cosa consiste il ticket di licenziamento, quando è dovuto, come si calcola e quali sono le novità del 2023.

Che cos’è il ticket di licenziamento?

Il ticket di licenziamento è un contributo che il datore di lavoro è tenuto a versare all’INPS quando si verifica la cessazione di un rapporto di lavoro che dá luogo all’indennità di disoccupazione NASpI.

Introdotto dal 1º gennaio 2013, il ticket di licenziamento serve a scoraggiare i licenziamenti e, nei casi in cui non è possibile, a finanziare l’indennità NASpI. Tuttavia, il suo veramente è un obbligo anche qualora il lavoratore non richiedesse la NASpI in seguito al licenziamento.

Il ticket licenziamento deve essere versato dal datore di lavoro in un’unica soluzione ed entro il 16º giorno del mese successivo a quello in cui si verifica la cessazione del rapporto lavorativo.

Come si paga il ticket di licenziamento?
Il datore di lavoro è tenuto a versare il ticket di licenziamento con il modello F24, insieme agli altri contributi previdenziali e assistenziali dovuti quel mese.

Ticket licenziamento: quando si paga?

Ticket licenziamento quando si pagaIl ticket di licenziamento è dovuto in tutti quei casi in cui l’interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato dà diritto all’indennità di disoccupazione, indipendentemente dal fatto che questa venga poi richiesta o meno.

A radice di ciò, questo contributo deve essere pagato non solo in caso di licenziamento, ma anche quando si verificano alcune tipologie di dimissioni.

Nello specifico, il ticket licenziamento è dovuto nei seguenti casi:

  • licenziamento per giustificato motivo oggettivo o giusta causa;
  • licenziamento disciplinare o in caso di giustificato motivo soggettivo;
  • dimissioni per giusta causa, comprese quelle durante il periodo di maternità;
  • dimissioni nei tre mesi successivi al trasferimento aziendale a causa di modifiche delle condizioni di lavoro. In questo punto rientrano anche le dimissioni per rifiuto al trasferimento, qualora la sede disti oltre 50 km dalla residenza del lavoratore.
  • recesso del datore di lavoro durante o alla fine del periodo di prova o del periodo di formazione;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con accettazione dell’offerta di conciliazione;
  • mancata trasformazione del contratto di apprendistato in contratto a tempo indeterminato;
  • dimissioni del padre lavoratore a tempo indeterminato che ha fruito del congedo di paternità, purché presenti le dimissioni entro l’anno di vita del bambino. Quest’ultimo punto rappresenta una novità del 2022, in seguito alla pubblicazione del Decreto conciliazione vita-lavoro.

Quando non è dovuto il ticket licenziamento?

Invece, il ticket di licenziamento non è dovuto nei seguenti casi:

  • dimissioni volontarie del lavoratore;
  • cessazione del rapporto di lavoro in caso di isopensione;
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in aziende con meno di 15 dipendenti;
  • interruzioni dei contratti di apprendistato per la qualifica e il diploma;
  • interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato del dipendente già pensionato;
  • licenziamenti effettuati come conseguenza ai cambi di appalto dove si siano succedute assunzioni presso altri datori di lavoro;
  • interruzione dei rapporti di lavoro in società in procedura fallimentare;
  • interruzione di rapporto di lavoro a tempo indeterminato, nel settore delle costruzioni edili, per completamento delle attività e chiusura del cantiere.

Ticket di licenziamento: importo 2023

Il ticket di licenziamento è pari al 41% del massimale mensile di NASpI per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.

Pertanto, l’importo del contributo non dipende dalla prestazione di ciascun individuo, dalla tipologia di lavoro né dalle ore previste dal contratto (part-time o full-time).

Tuttavia, per il calcolo dell’anzianità lavorativa occorre prendere in considerazione la specifica situazione di ciascun lavoratore, nel limite massimo dei 36 mesi (3 anni). Infatti, i mesi di lavoro diversi dal primo e dall’ultimo devono essere considerati come mesi interi, indipendentemente dal numero effettivo di giornate lavorate.

Attenzione
In questo calcolo non vanno tenuti in conto i periodi di congedo di maternità né i periodi di aspettativa non retribuita.

Calcolo del ticket di licenziamento

Ogni anno, il massimale della prima fascia di importo della NASpI viene adeguato in base all’inflazione. Nel 2023, questa cifra è pari a 1.470,99 euro.

Importante
Il ticket di licenziamento 2023 è pari a 603,10 annuali (ovvero il 41% 1.470,99) e può raggiungere un importo massimo di 1.809,31 euro, per l’ultimo triennio di anzianità

Lavoro inferiore ai 12 mesi

Se la prestazione lavorativa di un dipendente è stata inferiore ad un’annualità, l’importo del ticket deve essere riparametrato in base ai mesi effettivamente lavorati.

Quindi, nel caso di anzianità inferiore ai 12 mesi, la quota mensile del ticket di licenziamento è pari a 50,26 euro.

Ticket di licenziamento e licenziamento collettivo

Ticket di licenziamento e licenziamento collettivoAnche nel caso di licenziamenti collettivi, l’azienda è tenuta al pagamento del ticket licenziamento. Nello specifico, si parla di licenziamento collettivo quando un’azienda con più di 15 dipendenti ne licenzia almeno 5 nell’arco di 120 giorni.

Tuttavia, in questo ambito occorre specificare 2 casistiche che vanno ad aumentare l’importo del ticket di licenziamento per il datore di lavoro che effettua licenziamenti collettivi.

Se l’azienda effettua un licenziamento collettivo per eccedenza di personale, ma senza accordo sindacale, allora l’importo del ticket licenziamento deve essere moltiplicato per 3.

Invece, dal 1º gennaio 2018 è stata introdotta un’ulteriore norma, secondo cui l’aliquota per i licenziamenti collettivi da parte di datori di lavoro tenuti alla contribuzione per la CIGS è pari all’82% del massimale mensile. In questo caso, il ticket di licenziamento è pari a:

  • 1.206,21 euro per anzianità superiore ai 12 mesi;
  • 3.618,63 euro per anzianità pari o superiore ai 36 mesi;
  • 100,51 euro al mese per anzianità inferiore all’anno.

Ticket di licenziamento: cosa fare in caso di errori di calcolo?

Recentemente, l’INPS ha comunicato che diverse aziende hanno fatto errori di calcolo del ticket di licenziamento, a causa di un’errata valorizzazione del massimale annuo della NASpI. Questi errori hanno portato alcune aziende a versare importi maggiori, mentre altre hanno effettuato pagamenti per importi minori.

L’ultima circolare sugli importi e le modalità di pagamento del ticket è la n. 137 del 17 settembre 2021. Pertanto, l’INPS provvederà a breve a fornire un messaggio aggiornato con le informazioni aggiornate e le istruzioni per regolarizzare i periodi di paga già scaduti alla data di pubblicazione dell’ultima circolare.

In questo modo, le aziende potranno:

  • versare eventuali differenze rispetto a quanto pagato in precedenza;
  • recuperare eventuali importi eccedenti.

Esperta di bonus e agevolazioni e con esperienza nel mondo della comunicazione. Cristina fa parte del team Il Mio Bonus da ottobre 2022 ed è a vostra disposizione se avete dubbi, domande o curiosità sul tema.


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La sua richiesta
  • Francesco Ripepi

    Lavoro da 18 mesi x un impresa edile quando e il ticket di licenziamento che l’impresa deve pagare x il licenziamento

    • Cristina

      Buongiorno,
      Il ticket di licenziamento è dovuto dal datore di lavoro in tutti quei casi in cui l’interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato dà diritto all’indennità di disoccupazione, indipendentemente dal fatto che questa venga poi richiesta o meno.

      Un saluto

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