
Quando un familiare non pensionato muore, i superstiti devono farsi carico di una serie di pratiche burocratiche. Infatti, oltre a superare l’inevitabile dolore causato dalla perdita, spesso devono mettere in moto azioni per contrastare le difficoltà economiche che scaturiscono da tale triste evento. Tra queste pratiche, troviamo la richiesta della pensione ai superstiti, anche conosciuta come pensione indiretta. Ma cosa succede se il deceduto non aveva maturato i requisiti per richiederla? In questo caso, si parla di indennità per morte, che varia a seconda del sistema retributivo applicato al lavoratore defunto. Il Mio Bonus ti offre una guida completa sull’indennità di morte nel 2023: quali sono gli importi e i metodi di calcolo, come richiederla e a chi spetta.
Quali sono le pensioni in caso di morte prematura?
La morte di un familiare prevede che i familiari superstiti ricevano una somma di denaro sulla base dei contributi che la persona aveva versato quando era in vita. Chiaramente questo vale nel caso di cittadino lavoratore assicurato presso l’INPS.
Il discorso è molto più semplice quando la persona deceduta percepiva già la pensione. In tal caso, il/la coniuge riceve la cosiddetta pensione di reversibilità.
Tuttavia, può verificarsi il decesso prima della pensione. In questo caso, non percependo la pensione di vecchiaia, i familiari devono richiedere allo Stato un aiuto diverso.
A questo proposito, si parla di pensione indiretta quando il deceduto lavorava e aveva maturato dei requisiti contributivi specifici.
E se il deceduto non aveva i requisiti per la pensione indiretta? Se il lavoratore muore prima della maturazione dei requisiti contributivi per la pensione indiretta, allora agli eredi rimane un aiuto economico.
Infatti, la prestazione pensionistica varia sulla base di due fattori:
- la data di inizio dell’attività lavorativa, se prima o dopo il 1996;
- gli anni contributivi maturati.
Invece, si applica il sistema contributivo se il lavoratore aveva iniziato l’attività lavorativa a partire dal 1° gennaio 1996.
Indennità per morte ai superstiti
L’indennità per morte ai superstiti è prevista quando il deceduto aveva iniziato a lavorare e versare contributi prima del 1º gennaio 1996. A questi lavoratori, infatti, si applica il sistema di calcolo retributivo o misto.
Indennità una tantum ai superstiti
L’indennità una tantum ai superstiti è stata introdotta in seguito alla Riforma Dini e spetta agli eredi dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. A questi soggetti, infatti, viene applicato il sistema contributivo.
Indennità ai superstiti: a chi spetta?
Per quanto riguarda i beneficiari dell’indennità ai superstiti, anche in questo caso bisogna fare una distinzione a seconda della tipologia applicata al lavoratore defunto.
In particolare, ciascun aiuto spetta ai seguenti soggetti:
- l’indennità per morte può essere richiesta solo dal coniuge o, in sua assenza, dai figli. Se mancano entrambi, non spetta a nessun altro parente;
- l’indennità una tantum spetta ai diversi parenti superstiti, secondo le stesse regole previste dalla pensione indiretta, ovvero:
- coniuge (anche separato o divorziato). Nel caso di coniuge divorziato, solo se era titolare dell’assegno divorzile, non si è risposato/a e il rapporto assicurativo era iniziato prima dello scioglimento del matrimonio;
- figli, che al momento della morte del genitore siano minorenni, inabili (senza limiti di età), studenti (fino ai 21 anni) o studenti universitari (fino ai 26 anni);
- nipoti, se conviventi con il/la nonno/a e sussiste l’accertata impossibilità per il padre o la madre di mantenerli;
- genitori over 65, se non sono titolari di pensione e sono a carico della persona deceduta;
- fratelli celibi e sorelle nubili, se inabili al lavoro, a carico del defunto e non titolari di pensione.
Come calcolare l’indennità per morte ai superstiti?
Anche l’importo di questa prestazione economica varia a seconda del calcolo che veniva applicato al lavoratore, misto o contributivo.
Sistema retributivo o misto
L’indennità per morte ai superstiti si basa sul sistema di calcolo retributivo o, più comune, misto.
In questo caso, l’importo dell’indennità è pari a 45 volte l’importo dei contributi che il lavoratore ha versato quando era in vita.
Sistema contributivo
L’indennità una tantum ai superstiti, invece, viene calcolata in un modo diverso in quanto si applica ai lavoratori con il sistema contributivo. Quindi, si riferisce a coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1996.
L’importo si calcola a partire dall’importo dell’assegno sociale, moltiplicato per gli anni di contributi versati dal defunto.
Indennità per morte: presentazione della domanda
Per ricevere le indennità ai superstiti, gli eredi devono presentare apposita domanda all’INPS, secondo una delle seguenti modalità:
- online, autenticandosi con SPID, CIE o CNS al servizio dedicato (questo link per l’indennità per morte e questo per l’indennità una tantum);
- rivolgendosi a un ente di patronato;
- contattando il Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 (da rete mobile).
Quando presentare la domanda?
L’indennità per morte deve essere richiesta dai familiari entro un anno dalla morte del lavoratore assicurato, a pena di decadenza della stessa.
Invece, la domanda per l’indennità una tantum può essere effettuata entro 10 anni dalla data della morte della persona assicurata.
Quali sono i tempi di erogazione?
Secondo quanto scritto sul sito web dell’INPS, i tempi di elaborazione della domanda sono di 30 giorni. Tuttavia, le tempistiche si possono allungare fino a due mesi.